Il commento sulla sentenza della Cassazione n. 17523 del 2025 riguarda il tema dell’oblazione e derubricazione dei reati, focalizzandosi sui presupposti e sulle modalità attraverso cui un imputato può far valere il beneficio dell’oblazione in presenza di un reato originariamente non contemplato dall’articolo 162 del Codice Penale (Cp) né dall’articolo 162-bis Cp.
**Punti principali della pronuncia:**
1. **Reati non ammessi all’oblazione:** Quando si contesta un reato che non può essere oggetto di oblazione ordinaria (articolo 162 Cp) né di oblazione speciale (articolo 162-bis Cp), l’imputato non può direttamente beneficiare di questa possibilità, a meno che il fatto possa essere derubricato in un reato che ammetta l’oblazione.
2. **Onere di sollecitare la riqualificazione:** Se l’imputato ritiene che il fatto contestato possa essere qualificato diversamente, ossia come un reato che consente l’oblazione, ha l’obbligo di chiedere esplicitamente al giudice questa riqualificazione. Contestualmente, deve presentare anche istanza di oblazione.
3. **Effetto dell’assenza di richiesta:** In assenza di una richiesta esplicita da parte dell’imputato, il giudice può procedere d’ufficio alla riqualificazione del fatto ai sensi dell’articolo 521 del Codice di procedura penale (Cpp). Se il giudice, in sede di sentenza, attribuisce al fatto una qualificazione diversa che consenta l’oblazione, allora il beneficio può essere applicato.
**Implicazioni pratiche:**
- L’imputato deve essere proattivo nel chiedere la riqualificazione del reato affinché possa usufruire dell’oblazione, evitando che questa possibilità gli venga preclusa dal giudice di ufficio.
- La sentenza della Cassazione sottolinea l’importanza della richiesta specifica per l’applicazione dell’oblazione, chiarendo che l’eventuale riqualificazione operata d’ufficio dal giudice può consentire l’applicazione del beneficio solo se precedentemente sollecitata dall’imputato.
**In conclusione:**
La pronuncia si inserisce nel quadro delle garanzie processuali relative all’oblazione, evidenziando che essa non può essere riconosciuta automaticamente a reati non previsti dalla normativa, ma richiede un’azione esplicita dell’imputato volta a richiederne la riqualificazione del fatto e l’istanza di oblazione. Solo in questo modo si garantisce il corretto esercizio del diritto e si evitano decisioni d’ufficio che potrebbero pregiudicare la posizione dell’imputato.
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