La sentenza della Corte di Cassazione n. 15458 del 2025 rappresenta un importante punto di riferimento in materia di reati legati alla sostanza stupefacente, in particolare per quanto concerne le modalità di prova richieste sia all’imputato che all’accusa.
**Contesto della sentenza**
Nel caso esaminato, l’imputato era stato trovato positivo a un narcotest, un test preliminare che indica la presenza di sostanze stupefacenti nel suo organismo. La questione centrale riguardava la distribuzione della responsabilità probatoria tra imputato e accusa: in altre parole, cosa deve dimostrare ciascuna parte affinché si possa definire la natura del fatto contestato.
**Punti salienti della decisione**
1. **Positività al narcotest e l’autoconsumo**
La Corte ha sancito che, in presenza di un test di screening positivo, l’imputato non è tenuto a dimostrare di aver assunto la sostanza per uso personale (autoconsumo). Questo perché un semplice test di screening, pur essendo indicativo, non costituisce prova definitiva della natura e della quantità della sostanza, né della finalità di spaccio o consumo personale.
2. **Qual è l’onere di prova dell’accusa**
La Cassazione ha chiarito che, affinché si possa configurare il reato di spaccio di sostanze stupefacenti, l’accusa deve dimostrare, con prove concrete e circostanziate, che l’imputato si è dedicato a una attività di vendita o distribuzione della droga. La semplice positività al narcotest non è sufficiente a questo scopo.
3. **Dimostrazione dello spaccio**
La prova dell’attività di spaccio richiede elementi più pregnanti, quali: la presenza di denaro contante, strumenti di confezionamento, messaggi, testimonianze, o altri elementi probatori che facciano ritenere che l’imputato non abbia agito per autoconsumo ma per scopo di lucro.
**Implicazioni pratiche**
- La sentenza ribadisce che la positività al narcotest rappresenta un elemento probatorio, ma non può da sola fondare una condanna per spaccio.
- L’imputato, quando viene trovato positivo, può sostenere di aver assunto la sostanza per uso personale, senza dover dimostrare nulla specifico, a meno che non voglia contestare l’esito del test o fornire elementi di prova contraria.
- L’accusa, invece, deve raccogliere prove più solide per dimostrare il carattere di attività di spaccio, non limitandosi alla positività del test.
**Conclusione**
La sentenza n. 15458 del 2025 della Cassazione sottolinea quindi un principio di diritto fondamentale: la semplice positività a un narcotest non implica automaticamente la prova dello spaccio, né obbliga l’imputato a dimostrare di aver agito per autoconsumo. L’onere di provare lo spaccio incombe all’accusa, che deve dimostrare con elementi probatori certi la natura illecita dell’attività. Questo rafforza il principio di presunzione di innocenza e la necessità di prove concrete per condannare per reati di droga.
Nessun commento:
Posta un commento