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04 maggio 2025

La sentenza della Cassazione n. 10069 del 2025 affronta un aspetto fondamentale del processo tributario, in particolare riguardo alla impugnabilità della cartella di notifica e del ruolo iscritto a ruolo.

 

La sentenza della Cassazione n. 10069 del 2025 affronta un aspetto fondamentale del processo tributario, in particolare riguardo alla impugnabilità della cartella di notifica e del ruolo iscritto a ruolo.

**Contesto e principi generali**

In diritto tributario, la cartella di pagamento rappresenta l’atto con cui l’ente impositore comunica al contribuente l’importo dovuto e la modalità di pagamento. La cartella, una volta notificata, consente all’ente di agire in sede esecutiva, e costituisce un atto di accertamento di efficacia immediata, soggetto a impugnazione solo in presenza di specifici presupposti.

Il ruolo, invece, rappresenta l’iscrizione a ruolo presso la cancelleria tributaria, e costituisce il momento in cui il procedimento di riscossione viene formalmente avviato, dando avvio alle procedure esecutive.

**Principio affermato dalla sentenza**

La Cassazione n. 10069 del 2025 ribadisce che:

- La cartella di pagamento e l’iscrizione a ruolo sono atti impugnabili solo qualora dall’iscrizione possa derivare un pregiudizio concreto e attuale per il contribuente.

- In altri termini, la possibilità di contestare tali atti non deriva dalla loro mera esistenza o dalla loro notifica, ma solo se si dimostra che l’iscrizione a ruolo può arrecare un danno effettivo e immediato ai diritti del contribuente.

**Impugnabilità e pregiudizio**

Il principio cardine è che l’impugnazione di atti come il ruolo e la cartella di pagamento può essere ammessa solo se si può dimostrare che dall’atto stesso derivi un pregiudizio concreto e attuale, ossia che l’atto possa compromettere diritti o interessi giuridicamente tutelati del contribuente.

Tale orientamento mira a contemperare l’esigenza di tutela del contribuente con quella dell’efficienza dell’attività amministrativa, evitando l’accesso improprio alla tutela giurisdizionale per atti che, di per sé, non arrecano un danno immediato o certo.

**Impatti pratici**

- Il contribuente che intende impugnare la cartella di pagamento o l’iscrizione a ruolo deve allegare e dimostrare che tali atti, se non impugnati, potrebbero causare un pregiudizio concreto.

- La mancanza di un tale pregiudizio rende l’impugnazione infondata e, quindi, improponibile, consolidando un principio di restrizione dell’accesso alla tutela giurisdizionale.

**Conclusioni**

La sentenza si inserisce in un quadro di restrizione dell’impugnabilità di atti di riscossione, ponendo l’accento sulla necessità di dimostrare un danno effettivo e attuale derivante dall’iscrizione a ruolo o dalla notifica della cartella di pagamento. Tale approccio mira a evitare contenziosi infondati e a tutelare l’efficienza dell’attività amministrativa, senza perdere di vista la tutela dei diritti del contribuente.

In sintesi, la Cassazione n. 10069 del 2025 chiarisce che l’impugnazione di tali atti è ammissibile solo quando si può dimostrare che dall’iscrizione a ruolo o dalla notifica possa derivare un pregiudizio concreto e attuale, rafforzando il principio di tutela proporzionata e di effettività del diritto di difesa.

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