La sentenza della Cassazione n. 20195 del 2025 affronta il delicato tema del maltrattamento di animali, chiarendo alcuni aspetti fondamentali in relazione alla configurabilità del reato. In particolare, la Corte sottolinea che, ai fini della sussistenza del reato di maltrattamento di animali previsto dall’articolo 544-ter del Codice Penale, non è sufficiente dimostrare un comportamento vessatorio o lesioni effettive all’animale, ma occorre che tali comportamenti abbiano causato delle lesioni o comunque sofferenze effettive all’animale stesso.
**Il punto centrale della decisione riguarda l’assenza di lesioni**: la Cassazione ha stabilito che, in assenza di lesioni o di danni effettivi, non può configurarsi il reato di maltrattamento, anche se l’atteggiamento dell’imputato può essere considerato riprovevole sotto altri profili morali o etici. La Corte, quindi, evidenzia come il reato sia strettamente collegato alla presenza di danni o sofferenze concretamente arrecate all’animale, e non semplicemente a comportamenti che si potrebbero interpretare come maltrattamenti, anche se non causano lesioni.
**Implicazioni pratiche**: questa decisione riduce la portata di tutela penale in materia di maltrattamento di animali, richiedendo che ci siano elementi di danno effettivo per configurare il reato. Ciò potrebbe comportare che comportamenti vessatori, ma che non producono danni fisici o sofferenze riconoscibili, non siano più punibili sotto questa fattispecie, a meno che non si dimostrino lesioni o danni concreti.
**In conclusione**, la sentenza sottolinea l’importanza dell’effettivo danno all’animale come elemento essenziale per la configurazione del reato di maltrattamento, chiarendo che l’assenza di lesioni esclude di fatto la possibilità di procedere penalmente per questa fattispecie. Tale orientamento mira a definire con maggiore precisione i limiti dell’intervento penale nel rispetto degli interessi degli animali e delle garanzie degli imputati.
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