Cassazione 2025- La decisione della Corte di Cassazione, con ordinanza n. (...), affronta un tema di fondamentale importanza nel diritto previdenziale: la decorrenza della prescrizione del credito contributivo dell’INPS e il ruolo dell’intervento della magistratura nel determinare tale decorrenza, in particolare in relazione a differenze retributive riconosciute giudizialmente a favore dei lavoratori.
**1. La questione della decorrenza della prescrizione**
La prescrizione dei crediti contributivi rappresenta un istituto di grande rilevanza, poiché determina il termine entro il quale l’ente previdenziale può agire per il recupero delle somme dovute. La prescrizione decennale (art. 2948 c.c.) si applica di norma ai crediti di natura contributiva, salvo specifici casi di interruzione o sospensione.
Nel caso in esame, la Corte si sofferma sulla decorrenza di tale termine, che può essere influenzata da molteplici fattori, tra cui:
- La data in cui il credito si è consolidato, ossia quando il lavoratore ha maturato il diritto di ricevere la somma riconosciuta giudizialmente.
- La data di notifica del titolo esecutivo o di altra attività interruttiva della prescrizione.
- La natura delle differenze retributive riconosciute e il momento in cui sono diventate esigibili.
**2. Differenze retributive riconosciute giudizialmente**
Le differenze retributive riconosciute giudizialmente costituiscono un elemento centrale nel caso in esame. Quando un giudice accerta l’esistenza di un credito contributivo in favore del lavoratore, tale pronuncia può avere effetti sulla decorrenza della prescrizione:
- La sentenza che riconosce il credito può interrompere o sospendere il termine prescrizionale.
- La decorrenza della prescrizione può partire dalla data della sentenza o dalla data in cui il credito si è consolidato, a seconda delle circostanze.
Inoltre, la Corte analizza se l’intervento giudiziario può influire sulla decorrenza della prescrizione anche in presenza di differenze retributive, considerando se tali differenze siano state riconosciute come dovute e se siano quindi soggette a prescrizione.
**3. L’intervento della magistratura e la sua efficacia**
L’intervento della magistratura, attraverso sentenze o ordinanze, può determinare il momento in cui il credito si considera consolidato e quindi prescrivibile. La Cassazione sottolinea che:
- La pronuncia giudiziale può interrompere la prescrizione, facendo decorrere un nuovo termine di prescrizione dalla data della sentenza.
- L’efficacia interruttiva si verifica anche con la notifica del titolo esecutivo o con altre attività di riscossione.
Nel caso specifico, la Corte ha evidenziato che la decorrenza della prescrizione deve essere valutata alla luce delle pronunce giudiziarie che hanno riconosciuto il credito, tenendo conto del momento in cui tali pronunce sono state emesse e comunicate.
**4. Conclusioni della Cassazione**
La Cassazione, nel suo pronunciamento, ha ribadito che:
- La decorrenza della prescrizione del credito contributivo si determina in relazione alla data in cui il credito si è consolidato, considerando anche le eventuali interruzioni o sospensioni intervenute.
- Le differenze retributive riconosciute giudizialmente interrompono o sospendono la prescrizione, facendo decorrere un nuovo termine.
- La magistratura può intervenire per chiarire il momento di decorrenza e consolidamento del credito, influendo sulla decorrenza della prescrizione.
**In sintesi**
Il principio fondamentale enunciato dalla Cassazione è che la decorrenza della prescrizione del credito contributivo, in presenza di differenze retributive riconosciute giudizialmente, dipende dal momento in cui il credito si considera consolidato e dalla eventuale intervenuta interruzione o sospensione del termine prescrizionale. L’intervento del giudice ha un ruolo determinante nel definire tali momenti, e quindi nel determinare il decorso o meno della prescrizione.
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