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10 settembre 2025

Indagini patrimoniali, il Garante privacy dice sì a CEREBRO

 


 

Il recente parere favorevole del Garante della Privacy riguardo al sistema 'Cerebro' rappresenta un passo importante nell'ambito delle indagini patrimoniali condotte dalle forze dell'ordine italiane. Questo strumento, sviluppato dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza, si configura come una piattaforma software centralizzata progettata per supportare le attività investigative volte a individuare e sottrarre risorse illecitamente acquisite dalla criminalità organizzata e altre forme di illeciti patrimoniali.

L'approvazione del Garante si basa sulla conformità di Cerebro alla normativa sulla protezione dei dati personali, evidenziando come siano state adottate misure adeguate per tutelare i diritti degli interessati. In particolare, la valutazione d'impatto sulla protezione dei dati (DPIA) ha evidenziato che le attività di raccolta dati, come il cosiddetto "web scraping", sono mirate e non massivamente indiscriminate, ma si concentrano su estrazioni di informazioni da banche dati specifiche e autorizzate. Questo aspetto è fondamentale per garantire che le attività investigative siano condotte nel rispetto della privacy e dei principi di proporzionalità.

Il sistema opera attraverso due principali funzionalità: la prima consiste nell'acquisizione di dati da fonti istituzionali esterne, mentre la seconda riguarda l'elaborazione di tali dati, integrando anche le informazioni inserite dal personale di controllo. L'obiettivo è identificare disponibilità patrimoniali sproporzionate rispetto alle fonti di reddito dichiarate, potenzialmente riconducibili ad attività illecite, contribuendo così a rafforzare le capacità investigative e di contrasto alla criminalità.

Il Garante ha inoltre sottolineato l'importanza di garantire ai soggetti interessati l'esercizio dei propri diritti, come l'informativa pubblicata sul sito della Polizia di Stato e le procedure di accesso, rettifica e cancellazione dei dati. Questi aspetti sono fondamentali per mantenere un equilibrio tra l'efficacia delle indagini e la tutela della privacy individuale.

In conclusione, l'approvazione di Cerebro da parte del Garante rappresenta un esempio di come le tecnologie investigative possano essere sviluppate e implementate nel rispetto delle normative sulla privacy, rafforzando le capacità delle forze dell'ordine nel contrasto alla criminalità economica e patrimoniale. La trasparenza e le misure di tutela adottate sono elementi chiave per garantire un utilizzo etico e responsabile di strumenti così innovativi.

 

Indagini patrimoniali, il Garante privacy dice sì a CEREBRO

Il Garante privacy ha dato parere favorevole al Ministero dell’Interno sulla valutazione d’impatto (DPIA) relativa a CEREBRO: il Sistema di analisi ed elaborazione dati a supporto delle indagini patrimoniali è conforme alla normativa di protezione dei dati personali. Il documento dà seguito alle osservazioni dell’Autorità e alle successive interlocuzioni con il Dipartimento della pubblica sicurezza, finalizzate al perfezionamento della DPIA.

CEREBRO è una piattaforma software centralizzata a supporto delle "indagini patrimoniali"; si tratta di uno strumento investigativo ritenuto imprescindibile per individuare e sottrarre alla criminalità risorse illecitamente ottenute. Il Sistema opera attraverso due funzionalità: l’acquisizione dei dati da fonti istituzionali “esterne”, cioè di altri soggetti istituzionali, e l’elaborazione dei dati acquisiti, sia quelli provenienti dalle fonti istituzionali che quelli immessi dal personale addetto al controllo per evidenziare possibili disponibilità finanziarie e patrimoniali “sproporzionate” e quindi potenzialmente riconducibili ad attività illecite.

Nella valutazione d’impatto aggiornata, il Dipartimento della pubblica sicurezza ha chiarito come il termine “web scraping”, utilizzato per descrivere la raccolta dati da parte di CEREBRO, non sia un’attività di raccolta in rete di dati personali massiva e indiscriminata, bensì l’estrapolazione mirata di informazioni da determinate banche dati. Inoltre, come richiesto dal Garante, la DPIA identifica le misure idonee a garantire l’esercizio dei diritti degli interessati, in particolare l’informativa (che sarà pubblicata sul sito della Polizia di Stato) e i diritti di accesso, rettifica e cancellazione.

Fonte: https://www.garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/10163470#3

 

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