2. **Argomentazioni della Cassazione**
La Corte ha richiamato le disposizioni normative, in particolare l’articolo 704 del codice penale e il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS), che definiscono cosa si intenda per “arma”. La definizione include strumenti progettati principalmente per offendere la persona, come pugnali, stiletti e spade, e distingue tra armi “proprie” e strumenti con destinazioni diverse (ad esempio, uso domestico, agricolo, sportivo).
3. **Distinzione tra armi “proprie” e “improprie”**
La sentenza ribadisce che, secondo la giurisprudenza consolidata, la qualificazione di un’arma come “propria” dipende dalla sua destinazione naturale e principale, che si verifica attraverso l’uso normale e consuetudinario che ne viene fatto in un dato contesto sociale e storico.
- Le armi “proprie” sono quelle destinate principalmente all’offesa personale, come le katane, considerate armi da taglio di origine tradizionale giapponese, usate storicamente anche dai samurai.
- Le armi “improprie” sono strumenti che, pur potendo essere usati anche come armi, sono normalmente destinati ad altri scopi, come strumenti da lavoro o da collezione.
4. **Le caratteristiche delle Katane e delle Spade Fantasy**
La sentenza specifica che le katane e le spade “fantasy” con punta acuminata e filo tagliente sono da considerarsi armi proprie, perché la loro natura e caratteristiche strutturali (lama affilata, punta) sono compatibili con l’uso come strumenti di offesa. La presenza di una punta acuminata e di un filo tagliente è sufficiente a qualificare questi strumenti come armi, indipendentemente dal loro uso quotidiano o ornamentale.
5. **La questione della destinazione principale**
Un aspetto centrale della decisione riguarda la destinazione principale dell’oggetto. La difesa aveva sostenuto che tali strumenti potevano avere una funzione ornamentale o da collezione, e quindi non rientrare nelle armi “proprie”. Tuttavia, la Corte ha evidenziato che questa argomentazione non è stata adeguatamente supportata né dall’accertamento di polizia né dall’imputato, che non ha fornito prova di una destinazione diversa dall’uso come arma.
6. **Significato pratico della sentenza**
La decisione sottolinea che, ai fini della legge, la qualificazione di un’arma dipende dalla sua reale funzione e uso normale, e non esclusivamente dalla volontà o dalla dichiarazione successiva del detentore. La presenza di strumenti affilati e con punta, trovati in casa e non denunciati, è sufficiente a configurare la condotta illegale prevista dall’articolo 697 del codice penale.
7. **Implicazioni per i possessori di armi bianche di fantasia**
Chi possiede katane o spade “fantasy” con caratteristiche di arma da taglio e punta deve considerare che, se tali strumenti sono destinati principalmente a offendere, possono essere qualificati come armi proprie e soggetti alle normative sulla detenzione e il porto. La mera assenza di intenzione di usarle come armi non esclude la loro qualificazione come tali, se le caratteristiche strutturali sono compatibili con un uso offensivo.
**In conclusione**, la sentenza ribadisce che la qualificazione di un’arma come “propria” o “impropria” si basa sulla destinazione naturale e sull’uso normale dello strumento, nonché sulle sue caratteristiche strutturali. Le katane e le spade fantasy con punta e filo affilato, se dotate di queste caratteristiche, sono considerate armi proprie e devono essere denunciate se detenute, nonostante possano anche avere funzioni ornamentali o da collezione. La normativa italiana, quindi, si applica rigorosamente per garantire la tutela della pubblica sicurezza, anche nei confronti di strumenti che, pur apparendo come oggetti da collezione o decorativi, possiedono le caratteristiche di un’arma da taglio e punta.
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