La sentenza della Cassazione n. 21799 del 2025 affronta un aspetto cruciale della responsabilità sanitaria, in particolare in relazione al danno biologico terminale. Il commento dettagliato si articola nei seguenti punti:
1. **Quadro normativo e giurisprudenziale di riferimento**
La responsabilità sanitaria, regolamentata dal codice civile e dalla normativa specifica in materia di danno alla persona, si arricchisce di un rilevante contributo giurisprudenziale con questa sentenza. La Cassazione si pronuncia sulla natura e sulla quantificazione del danno biologico terminale, chiarendo alcuni aspetti interpretativi fondamentali.
2. **Danno biologico terminale: definizione e caratteristiche**
Il danno biologico terminale si verifica in pazienti affetti da malattie inguaribili o in fase terminale, rappresentando la compromissione della integrità psico-fisica in un arco di tempo limitato e con un elevato livello di sofferenza. La sentenza evidenzia che tale danno, pur essendo temporaneo, può raggiungere il massimo livello di entità e intensità, data la gravità della condizione clinica e la sofferenza correlata.
3. **Danno temporaneo ma di massima entità**
La Cassazione sottolinea che, sebbene il danno biologico terminale sia, per definizione, un danno temporaneo (poiché si verifica in un arco di tempo limitato, spesso in prossimità della morte), esso può essere comunque considerato di massimo impatto. Ciò significa che la valutazione del danno non si limita alla sua durata, ma tiene conto della sua intensità e della sofferenza che comporta.
4. **Implicazioni pratiche sulla quantificazione del danno**
In sede di risarcimento, la sentenza invita a considerare il danno biologico terminale come un danno di elevata gravità, che può richiedere una valutazione più rigorosa e sensibile rispetto ad altri tipi di danno temporaneo. La quantificazione deve tenere conto non solo della durata, ma anche della qualità della sofferenza e del disagio subito dal paziente.
5. **Responsabilità sanitaria e responsabilità del medico**
La pronuncia rafforza l’idea che, in presenza di danno biologico terminale, la responsabilità del sanitario deve essere valutata con particolare attenzione, considerando l’impatto emotivo e fisico sulla persona, nonché la qualità di cura fornita. La responsabilità può derivare da negligenza, imperizia o imprudenza che abbiano aggravato la dannosità della condizione terminale.
6. **Conclusioni e orientamenti giurisprudenziali**
La sentenza conferma la tendenza giurisprudenziale a considerare il danno biologico terminale come un danno di grande impatto, anche se temporaneo, e sottolinea la necessità di una valutazione olistica e approfondita in sede di risarcimento. Ciò favorisce la tutela più efficace dei diritti dei pazienti in situazioni di grave sofferenza terminale.
**In sintesi**, la Cassazione n. 21799 del 2025 chiarisce che il danno biologico terminale, pur essendo di natura temporanea, può essere di massimo livello di gravità e di impatto sulla vittima, richiedendo pertanto un’attenzione particolare nella valutazione e nel risarcimento, anche alla luce delle responsabilità sanitarie coinvolte.
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