Cassazione 2025 - Il presente caso riguarda un appartenente all’Arma dei Carabinieri che, secondo quanto accertato nel procedimento, ha agito nel contesto di un accordo criminoso finalizzato alla presentazione di false denunce di sinistri stradali. La condotta dell’imputato si inserisce nel più ampio fenomeno di corruzione e collusione tra forze di polizia e soggetti criminali, con l’obiettivo di favorire truffe assicurative.
**Fatti e circostanze**
L’imputato, in virtù del suo ruolo e delle relazioni personali, ha svolto la funzione di intermediario tra un soggetto coinvolto nelle truffe e altri soggetti compiacenti, tra cui l’Appuntato in servizio presso la stazione dei Carabinieri di [luogo]. La relazione tra i soggetti avrebbe favorito la presentazione di false denunce di sinistri, che venivano poi utilizzate per perpetrare truffe ai danni delle compagnie assicurative.
L’intermediario avrebbe mantenuto rapporti con [persona], dal quale avrebbe ricevuto un prestito di €10.000, e per la sua attività di mediazione avrebbe percepito una somma di €100,00 in occasione della falsa denuncia presentata il ...
**Valutazione della responsabilità e della condotta**
La condotta dell’imputato si configura come corruzione propriamente detta, ai sensi dell’art. 319 c.p., poiché egli ha ricevuto un vantaggio in cambio della sua attività di mediazione, volta a favorire la commissione di reati (presentazione di false denunce). La presenza di un rapporto di scambio tra il beneficio economico e l’attività svolta costituisce elemento centrale della responsabilità penale.
L’intermediario ha agito in modo consapevole e intenzionale, favorendo l’attività illecita di altri soggetti, e sfruttando il suo ruolo pubblico di ufficiale di polizia per agevolare comportamenti criminosi. La percezione di un compenso di €100,00 per la falsa denuncia testimonia l’esistenza di un accordo di natura corruttiva, che il giudice di merito ha ritenuto sussistente.
**Aspetti giuridici e interpretativi**
La pronuncia della Cassazione si inserisce nel solco della consolidata giurisprudenza in materia di corruzione di pubblici ufficiali, laddove si sottolinea che non è necessario che l’agente abbia ottenuto un vantaggio patrimoniale di grande entità; è sufficiente che vi sia un quid di utilità o di vantaggio per il soggetto pubblico, anche di modesta entità, in cambio di un’attività illecita.
In questo caso, la condotta dell’imputato, consistente nel favorire l’uso di false denunce, ha determinato un danno concreto all’istituzione e alle vittime di truffe, nonché un indebito vantaggio economico per i truffatori.
**Sezione separata – reato di truffa**
È importante evidenziare che, come evidenziato nel testo, si è proceduto separatamente per il reato di truffa. La distinzione tra i due reati è fondamentale: la corruzione costituisce l’illecito del rapporto tra pubblico ufficiale e soggetto privato, mentre la truffa è il reato commesso dal soggetto privato che si avvale dell’inganno, spesso facilitato dalla condotta corruttiva del pubblico ufficiale.
**Conclusioni**
La pronuncia della Cassazione 2025 conferma la rilevanza penale della condotta corruttiva di un pubblico ufficiale, anche quando il vantaggio economico sia modesto. La sentenza sottolinea l’importanza di preservare l’integrità delle funzioni pubbliche e di reprimere comportamenti illeciti che sfruttano il ruolo istituzionale per favorire attività criminali di truffa.
Inoltre, la distinzione tra reato di corruzione e reato di truffa, e la procedura separata adottata, evidenziano la necessità di un inquadramento giuridico accurato, volto a garantire la corretta qualificazione dei fatti e la tutela degli interessi pubblici e privati coinvolti.
**Considerazioni finali**
La sentenza rappresenta un monito circa la pericolosità di comportamenti corruttivi anche di modesta entità, che possono contribuire a un sistema di illegalità più ampio, minando la fiducia nelle istituzioni e compromettendo l’ordine pubblico. La giurisprudenza di Cassazione continua a ribadire che ogni forma di corruzione, anche quando apparentemente di scarso rilievo, deve essere perseguita con fermezza, riconoscendo la funzione fondamentale della giustizia penale nel tutela della legalità e della pubblica fiducia.
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