La sentenza della Cassazione n. 17474/2025 si occupa di un caso di interruzione di pubblico servizio in relazione a disordini avvenuti presso la mensa dell’università di Bologna, a seguito dell’aumento del prezzo dei pasti. In particolare, la Corte ha esaminato la questione circa la qualificazione del servizio offerto quale pubblico servizio e, di conseguenza, la responsabilità penale di chi ha causato l’interruzione.
**Contesto fattuale e processo**
Gli studenti, insoddisfatti dell’aumento del prezzo dei pasti, avevano organizzato disordini e interruzioni presso la mensa universitaria. La società appaltante, incaricata della gestione della mensa, aveva sottoscritto un contratto di servizio con l’università, ma la difesa aveva sostenuto che tale società non erogava un pubblico servizio, ritenendo che le attività svolte fossero di natura privatistica.
**La tesi della difesa**
Secondo la difesa, la società appaltante si limitava a gestire un servizio di ristorazione in forma di appalto privato, senza che ciò comportasse la qualificazione del servizio come pubblico. Pertanto, la responsabilità per eventuali disordini o interruzioni non poteva ricadere sul pubblico ente, né poteva configurarsi il reato di interruzione di pubblico servizio.
**La posizione della Corte di Cassazione**
La Corte di Cassazione ha rigettato questa tesi, sottolineando che l’erogazione del servizio di ristorazione presso le università, in conformità con le caratteristiche dell’appalto pubblico, integra un pubblico servizio. La sentenza ha richiamato consolidati principi in materia di pubblico servizio, secondo cui:
- **Il servizio erogato in ambito universitario** può qualificarsi come pubblico, specie se gestito tramite strumenti di appalto pubblico o affidamento diretto, anche se svolto da soggetti privati.
- **Il carattere pubblico del servizio** deriva non solo dalla natura del soggetto che lo gestisce, ma anche dalla funzione svolta e dall’interesse pubblico coinvolto.
- **La gestione di servizi essenziali** come la mensa universitaria rientra nella categoria di pubblico servizio, in quanto coinvolge un interesse collettivo di tutela della salute, dell’educazione e del benessere degli studenti.
Inoltre, la Corte ha evidenziato come la gestione di servizi di ristorazione presso istituzioni pubbliche, anche affidata a soggetti privati mediante appalto, possa essere qualificata come pubblico servizio, ai sensi dell’art. 358 c.p. e della giurisprudenza consolidata in materia.
**Implicazioni della decisione**
La decisione ha una forte valenza, in quanto chiarisce che anche la gestione privata di servizi pubblici può comportare responsabilità penali in caso di disordini o interruzioni, qualora si tratti di servizi pubblici di natura essenziale. La tesi secondo cui la società appaltante non erogava un pubblico servizio è stata respinta, rafforzando il principio che la qualificazione del servizio dipende dalla funzione pubblica svolta e dall’interesse collettivo coinvolto, più che dalla natura del soggetto gestore.
**Conclusioni**
In conclusione, la sentenza cassazionale n. 17474/2025 ribadisce che l’interruzione di un servizio di ristorazione universitaria, qualificato come pubblico servizio, può costituire reato di interruzione di pubblico servizio, anche se gestito da soggetto privato in virtù di un appalto pubblico. La tesi della difesa, secondo cui la società non erogava un pubblico servizio, è stata rigettata, confermando la rilevanza della funzione pubblica svolta e l’applicazione delle norme penali relative all’interruzione di pubblico servizio.
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