La sentenza della Cassazione n. 12444 del 2025 affronta il tema della procedura accelerata nel contesto delle controversie riguardanti gli stranieri, evidenziando un contrasto tra l’esigenza di rapidità e la reale durata del procedimento.
In particolare, la Corte sottolinea che la motivazione di fondo che giustifica l’adozione di procedure accelerate è la necessità di una definizione celerissima delle questioni, al fine di tutelare le condizioni dello straniero e garantire un’efficiente tutela giurisdizionale. Tuttavia, nel caso di specie, questa esigenza viene palesemente contraddetta dal lungo lasso di tempo intercorrente tra la decisione e la sua notificazione, che supera un anno.
La Corte conclude che, in presenza di un così prolungato intervallo temporale, non è più ragionevole ritenere che sussistano le esigenze di rapidità che legittimano la compressione delle garanzie processuali. Di conseguenza, il dimezzamento dei termini per l’impugnazione, previsto in via generale per le procedure accelerate, risulta ingiustificato e non può essere applicato in modo automatico quando il procedimento stesso si prolunga oltre i limiti temporali necessari per garantire un’effettiva celerità.
In sostanza, la sentenza ribadisce che la scelta di adottare una procedura accelerata deve essere giustificata da circostanze concrete di urgenza e non può diventare un mero automatismo, specialmente quando la sua applicazione si traduce in una compressione ingiustificata delle garanzie processuali a causa di ritardi che si sono protratti oltre i limiti di ragionevolezza.
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