Cassazione 2025- pronuncia in materia di demansionamento si concentra sull’importanza del principio di motivazione e sulla corretta individuazione degli elementi fattuali necessari per la richiesta di risarcimento del danno. La giurisprudenza di legittimità sottolinea che, in presenza di un demansionamento, il giudice del merito deve effettuare un’analisi accurata degli elementi fattuali per determinare l’effettiva sussistenza di un danno risarcibile, evitando così di ammettere risarcimenti automatici o “in re ipsa”.
**Punto chiave: l’obbligo del giudice di motivare e individuare gli elementi fattuali**
Secondo la Cassazione, affinché si possa riconoscere un risarcimento per il danno da demansionamento, è imprescindibile che il giudice del merito non si limiti a una mera affermazione generica della sussistenza del danno, ma che proceda a un’analisi dettagliata degli elementi fattuali. In particolare, deve indicare quali fatti concreti e specifici siano stati ritenuti provati e come tali fatti abbiano determinato il danno lamentato.
**L’esigenza di evitare il danno “in re ipsa”**
In passato, si poteva talvolta riscontrare una tendenza a riconoscere risarcimenti di default, senza un’adeguata dimostrazione degli elementi costitutivi del danno. La Cassazione del 2025 ribadisce che ciò è inammissibile, poiché il danno deve essere specificatamente provato e motivato, e non può essere presunto automaticamente dalla mera circostanza del demansionamento.
**L’analisi degli elementi attinenti alla vicenda fattuale**
Il giudice deve quindi indicare, almeno, gli elementi attinenti alla vicenda fattuale come:
- La modifica delle mansioni rispetto a quelle precedenti, con indicazione delle differenze e delle responsabilità coinvolte.
- La durata del demansionamento e le sue modalità.
- La prova della lesione della dignità, della professionalità, o di altri interessi tutelati.
- La sussistenza di una condotta dolosa o colposa del datore di lavoro.
- La quantificazione del danno subito, anche in termini economici o di valore immateriale.
**Implicazioni sulla motivazione e sulla fondatezza della domanda**
Questa impostazione rafforza il principio di corretta motivazione e garantisce che il risarcimento sia riconosciuto solo in presenza di una prova certa e specifica del danno, evitando pronunce di condanna troppo astratte o prive di fondamento fattuale. In tal modo, si tutela sia la parte datoriale, che non può essere condannata senza adeguata dimostrazione, sia il datore di lavoro, che ha diritto a una decisione motivata e circostanziata.
**Conclusione**
In sintesi, la Cassazione del 2025 ribadisce che, in caso di demansionamento, il giudice del merito deve almeno indicare gli elementi attinenti alla vicenda fattuale che supportano la presenza del danno. Solo così si evita il rischio di risarcimenti automatici “in re ipsa” e si garantisce una corretta applicazione del principio di responsabilità, basata su una valutazione concreta e motivata dei fatti.
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