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06 luglio 2025

La sentenza della Cassazione n. 18202 del 2025 si inserisce nel solco della giurisprudenza in materia di malattie professionali e responsabilità del datore di lavoro, ribadendo e chiarendo alcuni principi fondamentali riguardanti l’onere della prova e le misure di prevenzione in ambiente lavorativo.

 

La sentenza della Cassazione n. 18202 del 2025 si inserisce nel solco della giurisprudenza in materia di malattie professionali e responsabilità del datore di lavoro, ribadendo e chiarendo alcuni principi fondamentali riguardanti l’onere della prova e le misure di prevenzione in ambiente lavorativo.

**Contesto normativo e giurisprudenziale**

L’articolo 2087 del Codice Civile stabilisce che il datore di lavoro ha l’obbligo di adottare le misure necessarie per tutelare l’integrità fisica e mentale dei lavoratori, in conformità alle norme di legge e alle buone pratiche di settore. La Cassazione, con questa pronuncia, sottolinea che questo obbligo include anche l’obbligo di dimostrare di aver adottato tutte le misure idonee a prevenire l’insorgenza di malattie professionali, in particolare quelle legate all’esposizione a polveri o sostanze nocive.

**Principio affermato dalla sentenza**

La Corte di Cassazione ha ribadito che il datore di lavoro, ai fini di escludere la propria responsabilità in caso di malattia professionale, ha l’onere di dimostrare di aver adottato tutte le misure preventive adeguate per ridurre o evitare l’esposizione dei lavoratori a polveri e altre sostanze nocive. In altre parole, non basta la semplice presenza di misure di sicurezza, ma è necessario che queste siano effettivamente idonee e correttamente implementate.

**Dettaglio sulla prova e le misure di prevenzione**

Nella pronuncia, la Corte evidenzia che spetta al datore di lavoro dimostrare di aver adottato misure adeguate e conformi alle norme tecniche e di settore, come ad esempio: 

- Installazione di sistemi di aspirazione e ventilazione adeguati.
- Uso di dispositivi di protezione individuale efficaci.
- Procedure di lavoro che minimizzino l’esposizione.
- Monitoraggio continuo dell’ambiente di lavoro e delle condizioni di esposizione.

Se il datore di lavoro non riesce a dimostrare di aver adottato tali misure, o se le misure risultano inadeguate, la responsabilità per la malattia professionale può essere attribuita a lui.

**Impatti pratici della sentenza**

Questa decisione rafforza l’idea che la prevenzione in ambito lavorativo non può essere lasciata alla semplice buona volontà, ma deve essere supportata da evidenze documentali e pratiche concrete. La corretta documentazione delle misure adottate, delle verifiche periodiche e delle procedure di sicurezza diventa quindi essenziale per la difesa del datore di lavoro in caso di contestazioni o richieste di risarcimento per malattia professionale.

**Conclusioni**

La Cassazione n. 18202/2025 costituisce un importante chiarimento sulla responsabilità del datore di lavoro in materia di tutela della salute dei lavoratori, rafforzando l’obbligo di dimostrare l’effettiva adozione di misure preventive adeguate contro l’esposizione a polveri e sostanze nocive. Ciò implica una maggiore attenzione alla gestione della sicurezza sul lavoro, alla documentazione delle misure adottate e alla conformità alle normative di settore, per evitare condanne e responsabilità civili e penali.


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