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12 giugno 2025

La sentenza della Corte di Cassazione n. 20992 del 2025 affronta un caso molto interessante in materia di truffa e vessatorietà, analizzando le circostanze in cui un comportamento può essere qualificato come truffa semplice o come truffa vessatoria, con particolare attenzione alle minacce e alle modalità di convincimento della vittima.

 

La sentenza della Corte di Cassazione n. 20992 del 2025 affronta un caso molto interessante in materia di truffa e vessatorietà, analizzando le circostanze in cui un comportamento può essere qualificato come truffa semplice o come truffa vessatoria, con particolare attenzione alle minacce e alle modalità di convincimento della vittima.

**Contesto e fatti di causa:**  
Nel caso in esame, una cartomante aveva convinto una vittima, credula nei suoi poteri magici, che se non avesse consegnato denaro avrebbe subito malefici e sventure. La vittima, quindi, si è lasciata convincere dalla prospettazione di danni soprannaturali, percependo la richiesta di denaro come un modo per evitare tali conseguenze. La questione centrale riguarda la natura dell'illecito penale: si tratta di una truffa semplice, ovvero di un raggiro volto a ottenere denaro mediante inganno, oppure di una truffa vessatoria, caratterizzata dall'uso di minacce o pressioni tali da ingenerare nella vittima uno stato di soggezione tale da invalidare la volontà.

**Principali considerazioni della Cassazione:**  
La Corte ha precisato che, affinché si possa configurare una truffa vessatoria, devono sussistere elementi quali:

- **L’uso di minacce o pressioni:** La presenza di minacce di malefici, che la cartomante prospetta alla vittima, rappresenta un elemento di forte pressione psicologica. Tuttavia, la Corte ha osservato che, nel caso in esame, tali minacce sono state espresse in modo tale da sfruttare la credulità della vittima nei poteri magici, ma non sono apparse come minacce dirette e concrete di danno fisico o patrimoniale immediato, bensì come un modo di convincimento basato su credenze soprannaturali.

- **La consapevolezza della vittima e la sua credulità:** La vittima era convinta dei poteri magici della cartomante, e questa convinzione ha reso più facile per la stessa sfruttare la credulità e ottenere il denaro. Tuttavia, la Corte ha sottolineato che la semplice credulità non basta a qualificare il comportamento come vessatorio, se non accompagnata da minacce reali o da coercizioni tali da limitare la libertà di autodeterminazione.

- **L’elemento soggettivo e oggettivo:** La Corte ha evidenziato che l’elemento soggettivo del reato di truffa si configura con l’inganno e l’intenzione di ottenere un profitto illecito, mentre l’elemento oggettivo consiste nell’induzione in errore della vittima. La presenza di minacce può aggravare la qualificazione del reato, ma non necessariamente trasformare una truffa semplice in vessatoria.

**Conclusioni della Cassazione:**  
Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che non si trattasse di una truffa vessatoria, bensì di una truffa semplice. La motivazione principale risiede nel fatto che le minacce di malefici erano espresse come credenze della vittima, e non come minacce concrete e coercitive tali da invalidare la volontà. La richiesta di denaro, motivata dalla convinzione che questa avrebbe evitato danni soprannaturali, si configura come un inganno, ma non come vessatorietà, poiché non si sono riscontrate pressioni o minacce tali da limitare la libertà di autodeterminazione della vittima in modo grave.

**Implicazioni pratiche:**  
La sentenza sottolinea l’importanza di distinguere tra inganno basato su credenze infondate e comportamenti vessatori che sfruttano la paura e le minacce reali. In altri termini, la presenza di minacce o pressioni gravi è indispensabile affinché si possa parlare di truffa vessatoria, altrimenti si configura una truffa semplice.

**In conclusione:**  
La Cassazione ha chiarito che, nel contesto di una cartomante che prospetta malefici e minacce morali o spirituali alla vittima credula, la mera credulità e le richieste di denaro non sono sufficienti a qualificare il fatto come truffa vessatoria se non accompagnate da minacce concrete e coercitive. La differenza fondamentale risiede nella gravità delle minacce e nella loro capacità di comprimere la libertà di autodeterminazione della vittima.


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