La sentenza Cassazione n. 15268 del 2025 affronta il tema della valutazione della particolare tenuità del fatto in relazione alla presenza di altri illeciti pendenti sotto giudizio. In particolare, essa chiarisce che la mera esistenza di due altri illeciti ancora sub iudice, anche se non ancora definiti con condanna irrevocabile, può ostare alla riconoscibilità della particolare tenuità del fatto in un procedimento penale.
**Aspetti chiave della pronuncia:**
1. **Ostatività della pendenza di altri illeciti:** La Cassazione afferma che non è necessario che siano state pronunciate condanne definitive per considerare un fatto di lieve entità. Basta che ci siano processi pendenti, cioè che gli altri due illeciti siano sotto giudizio, affinché si possa negare la particolare tenuità del fatto.
2. **Significato di "sub iudice":** La condizione rilevante è la presenza di procedimenti in corso, non la condanna definitiva. La pendenza di altri processi indica un pericolo di recidiva o di reiterazione, elementi che incidono sulla valutazione della tenuità.
3. **Impatto sulla valutazione della tenuità:** La presenza di altri illeciti in corso, anche senza condanna irrevocabile, può essere considerata un elemento ostativo nel procedimento di applicazione delle misure alternative o delle attenuanti, poiché indica un rischio di recidiva o di reiterazione del comportamento illecito.
4. **Implicazioni pratiche:** La sentenza sottolinea l'importanza di considerare lo stato effettivo del procedimento penale in corso, più che la condizione di definitiva condanna, per determinare se il fatto sia di particolare tenuità. Ciò significa che l’assenza di condanne irrevocabili non garantisce automaticamente la possibilità di riconoscere la particolare tenuità, se ci sono altri illeciti pendenti.
**In conclusione:**
La Cassazione del 2025 ribadisce che, ai fini della valutazione della particolare tenuità del fatto, la presenza di altri illeciti ancora sotto giudizio è ostativa, anche in assenza di condanne definitive. Tale posizione sottolinea l’importanza di un approccio precauzionale nella valutazione della gravità del fatto e del rischio di recidiva, favorendo un’interpretazione che tenga conto dello stato processuale più che dell’esito definitivo delle singole condanne.
Nessun commento:
Posta un commento