"E' vittima del dovere", poliziotto risarcito con 300mila euro**
L'affermazione del principio secondo cui un poliziotto deve essere considerato una "vittima del dovere" ha acquisito particolar rilievo grazie alla recente decisione della Corte d'Appello di Napoli. Questo riconoscimento non rappresenta semplicemente una questione di risarcimento economico, bensì un importante passo verso la tutela dei diritti e delle leggi che regolano l’operato delle forze dell'ordine in Italia.
La vicenda risale al 1997, quando un agente di polizia, libero dal servizio ma in servizio permanente per legge, si trovava allo stadio San Paolo di Napoli durante una partita tra Napoli e Juventus. In tale contesto, il poliziotto fu costretto ad intervenire, affrontando una situazione potenzialmente pericolosa a causa del lancio di oggetti da parte dei tifosi. Purtroppo, l'intervento si tradusse in un grave infortunio che portò alla sua cecità monoculare. Questo episodio non solo ha avuto un impatto devastante sulla vita personale e professionale dell'agente, ma ha anche evidenziato le difficoltà e i rischi intrinseci nel lavoro delle forze dell’ordine.
La sentenza della Corte d'Appello ha riconfermato quanto già stabilito in primo grado, ovvero il diritto dell'agente a essere considerato ufficialmente come vittima del dovere. Inoltre, il risarcimento di oltre 300.000 euro a carico del Ministero dell'Interno rappresenta un'importante affermazione da parte della giustizia italiana nei confronti di chi si sacrifica per garantire la sicurezza pubblica. Gli avvocati del poliziotto, Michele Francesco Sorrentino, Filippo Castaldo e Pierlorenzo Catalano, hanno sottolineato come questa sentenza non solo ripari un torto subito, ma segni anche una chiara volontà di proteggere gli agenti per le loro esposizioni agli atti violenti durante lo svolgimento delle loro funzioni.
La consulenza tecnica d'ufficio ha stabilito che il poliziotto ha subito un'invalidità complessiva del 30%. Tale valutazione è fondamentale poiché pone in evidenza il legame diretto tra il dovere svolto e le conseguenze fisiche subite dall'agente. È una postura che si allinea con gli standard di protezione dei diritti umani, richiedendo che le vittime, specialmente quelle che hanno agito in difesa del bene comune, ricevano il supporto necessario per affrontare le sfide seguenti a un evento traumatico.
Il comunicato dello Studio Associati Maior serve anche a ricordare che la normativa riguardante il riconoscimento delle vittime del dovere è essenziale. Essa deve garantire non solo un indennizzo equo, ma anche la necessaria assistenza psicologica e sociale per permettere a queste persone di reinserirsi pienamente nella società. L'affermazione "Giustizia è fatta" implica che le istituzioni stanno iniziando a riconoscere il valore del servizio svolto dai poliziotti, che spesso si trovano a dover affrontare situazioni di rischio estremo.
In aggiunta, la dichiarazione degli avvocati evidenzia il fatto che il riconoscimento avviene anche a distanza di oltre due decenni dall'accaduto. Questo fa emergere importanti interrogativi sul sistema burocratico italiano e sull'agilità con cui vengono trattate le istanze delle vittime del dovere. È auspicabile che tale sentenza possa incentivare rilevanti riforme legislative e miglioramenti procedurali, al fine di velocizzare l'accesso alla giustizia per chi ha servito il Paese.
Infine, la questione inerente al dovere di protezione da parte dello Stato per coloro che operano in prima linea è centrale in questo caso. Riconoscere un poliziotto come vittima del dovere non è soltanto una questione di giustizia individuale, ma pone in luce la necessità di garantire che tutti coloro che si espongono a rischi significativi nell'interesse pubblico siano adeguatamente tutelati e risarciti per le lesioni subite durante il servizio.
In sintesi, la sentenza della Corte d'Appello di Napoli segna un importante traguardo nella lotta per il riconoscimento e la protezione dei diritti di chi lavora per la sicurezza della nostra società. La cifra risarcitoria di oltre 300.000 euro, oltre a costituire una compensazione economica, rappresenta un segnale forte e chiaro: il sacrificio degli agenti di polizia non può e non deve passare inosservato. La speranza è che questa decisione possa fungere da catalizzatore per un cambiamento sistemico che migliori le condizioni di lavoro e di vita per tutte le forze dell'ordine in Italia.
Nessun commento:
Posta un commento