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27 giugno 2025

La sentenza della Cassazione n. 23466 del 2025 relativo agli abusi edilizi affronta un tema di grande rilevanza nel diritto urbanistico e amministrativo, ovvero la natura e i limiti del diritto di presentare domanda di condono edilizio in relazione a immobili acquisiti tramite donazione e successivamente divenuti illegali.

 

La sentenza della Cassazione n. 23466 del 2025 relativo agli abusi edilizi affronta un tema di grande rilevanza nel diritto urbanistico e amministrativo, ovvero la natura e i limiti del diritto di presentare domanda di condono edilizio in relazione a immobili acquisiti tramite donazione e successivamente divenuti illegali.

**Contesto della sentenza:**
La Suprema Corte ha stabilito che, in presenza di un bene illegale acquisito al patrimonio comunale attraverso donazione, non sussiste un diritto automatico alla presentazione di una domanda di condono edilizio da parte del nuovo proprietario. La decisione si inserisce in un quadro giuridico che riconosce la natura pubblicistica e la tutela dell’interesse pubblico nella materia degli abusi edilizi, considerando che il condono rappresenta un'eccezione che richiede condizioni specifiche e non può essere invocato in modo automatico da chi ha acquisito il bene in modo illegittimo.

**Aspetti principali della decisione:**

1. **Natura del condono edilizio:**
   La Corte ribadisce che il condono edilizio è un istituto volto a sanare abusi edilizi, ma tale sanatoria non può essere automaticamente applicata a immobili illeciti acquisiti in modo illecito, specialmente quando l’acquisizione avviene tramite donazione da parte di un ente pubblico.

2. **Illegittimità dell’acquisizione e presupposti del condono:**
   La donazione di un bene ritenuto illegale o abusivo non può essere considerata come un elemento che conferisce al nuovo proprietario un diritto di sanatoria. La legge richiede che l’immobile sia stato costruito in conformità alle norme urbanistiche al momento della domanda di condono; l’acquisto successivo in sé non modifica la condizione di illegalità preesistente.

3. **Diritto del Comune e tutela dell’interesse pubblico:**
   L’ente pubblico che riceve un bene illecito tramite donazione mantiene la posizione di tutela dell’interesse pubblico, e la sua volontà di sanare o meno l’abuso edilizio non può essere aggirata dal semplice acquisto del bene. Il diritto di chiedere il condono non si trasmette automaticamente con il patrimonio, né si può considerare come un diritto soggettivo del proprietario.

4. **Impossibilità di sanatoria retroattiva:**
   La sentenza sottolinea che il condono non può essere invocato come mezzo di retroattiva sanatoria di abusi edilizi già realizzati, specialmente quando l’immobile è stato acquisito in modo illecito, senza che siano rispettate le condizioni di legge.

**Implicazioni pratiche:**
- Chi acquista un immobile illegale, anche tramite donazione, non acquisisce automaticamente il diritto di chiedere il condono.
- Le autorità comunali e gli organi giudiziari possono negare la sanatoria in presenza di irregolarità pregresse, rafforzando la tutela dell’urbanistica e del patrimonio pubblico.
- La sentenza rafforza la distinzione tra il diritto soggettivo del proprietario e l’interesse pubblico, impedendo che il mero acquisto di un bene illecito costituisca motivo per ottenere una sanatoria.

**Conclusioni:**
La Cassazione n. 23466/2025 conferma che il diritto di domandare il condono edilizio non si trasmette automaticamente con l’acquisto di un bene illecito, specie se acquisito tramite donazione a un ente pubblico. Tale orientamento tutela il principio di legalità e l’interesse pubblico, evitando che il comportamento illecito di un soggetto possa essere sanato attraverso strumenti di condono che, per legge, sono soggetti a condizioni e limiti precisi.

**In sintesi:**
- Il diritto alla domanda di condono non sorge automaticamente in capo a chi diviene proprietario di un immobile illecito tramite donazione, specialmente se il bene è stato acquisito da un ente pubblico.
- La legge e la giurisprudenza consolidata escludono la possibilità di sanatoria retroattiva per abusi edilizi già esistenti e illegali, rafforzando la tutela del patrimonio pubblico e la legalità urbanistica. 

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