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26 maggio 2025

Corte dei Conti 2025- la sentenza riguarda una donna di 90 anni, orfana inabile e in condizioni economiche disagiate, coinvolta in una controversia con la Corte dei Conti riguardante il recupero di un importo di circa 52.548 euro. La vicenda si inserisce in un contesto di gestione delle pensioni di guerra e delle relative verifiche di reddito e diritti, con implicazioni legali e finanziarie rilevanti.

 

Corte dei Conti 2025- la sentenza riguarda una donna di 90 anni, orfana inabile e in condizioni economiche disagiate, coinvolta in una controversia con la Corte dei Conti riguardante il recupero di un importo di circa 52.548 euro. La vicenda si inserisce in un contesto di gestione delle pensioni di guerra e delle relative verifiche di reddito e diritti, con implicazioni legali e finanziarie rilevanti.

**Contesto e fatti principali:**
- A partire dal 1° gennaio 2016, l’amministrazione aveva comunicato alla signora che il suo diritto a percepire la pensione di guerra era venuto meno, determinando un debito di oltre 52 mila euro.
- La donna aveva presentato un’istanza di autotutela, sostenendo che, in base a un decreto del 1999, in assenza di dolo (cioè intenzionalità fraudolenta), non si poteva procedere al recupero di quanto indebitamente erogato.
- Aveva inoltre evidenziato che nel calcolo del reddito non erano stati considerati alcuni immobili di sua proprietà soggetti a IMU (Imposta Municipale Propria), e che il reddito complessivo, aumentato dalla perequazione, aveva superato di poco il limite previsto per mantenere il diritto alla pensione.
- La pensione mensile, pari a circa 1.250-1.300 euro, era modesta e la signora, ultranovantenne, si trovava in condizioni di vulnerabilità.
- La richiesta principale era la sospensione del recupero del debito, considerando anche la sua età avanzata e le circostanze di disagio.

**Risposta delle amministrazioni e implicazioni legali:**
- La Ragioneria generale dello Stato, sede di Bologna, si opponeva alle richieste, sostenendo che ci fosse un “dolo omissivo”, ovvero l’intenzione di non aver fornito tutte le informazioni utili all’amministrazione, e quindi una volontà di occultare la reale situazione reddituale.
- La posizione si basava sul presupposto che l’omissione di informazioni rilevanti potesse configurare un comportamento doloso, giustificando il recupero delle somme.
- La Corte dei Conti ha infine condannato lo Stato al pagamento di 53 mila euro in più alla signora, riconoscendo la buona fede e le circostanze di vulnerabilità della donna.
- Il Ministero è stato altresì condannato a coprire 2 mila euro di spese di difesa e il 15% delle spese forfettarie.

**Commento e analisi:**
Il caso evidenzia le tensioni tra le norme di controllo e recupero delle pensioni di guerra e la tutela delle categorie più vulnerabili, come gli anziani. La decisione di riconoscere la buona fede della signora e di condannare lo Stato al pagamento di somme aggiuntive rappresenta un’importante sentenza in termini di tutela dei diritti dei cittadini, soprattutto in presenza di condizioni di fragilità e di possibili interpretazioni restrittive delle norme sul recupero dei crediti pubblici.

Inoltre, il caso mette in luce le criticità del sistema di verifica e recupero delle pensioni di guerra, che può portare a situazioni di ingiustizia e di danno per soggetti anziani e in condizioni economiche precarie. La sentenza sottolinea l’importanza di considerare attentamente le circostanze individuali e di adottare un approccio equilibrato tra le esigenze di controllo e la tutela dei diritti dei cittadini più fragili.

**Conclusioni:**
Questo episodio rappresenta una vittoria per la tutela dei diritti dei cittadini vulnerabili e un richiamo alla necessità di procedure più sensibili e rispettose delle condizioni di soggetti anziani e in difficoltà economica. La decisione della Corte dei Conti afferma il principio che l’errore o l’omissione involontaria, specie di soggetti in età avanzata, dovrebbero essere valutate con attenzione e, se possibile, mitigate, evitando conseguenze penalizzanti ingiuste.

 
 

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