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02 settembre 2025

Cassazione 2025 – La risarcibilità del danno da usura psico-fisica nel pubblico impiego, come chiarito dalla recente giurisprudenza della Cassazione, presuppone che la prestazione lavorativa nel settimo giorno consecutivo sia stata resa in assenza di legittime previsioni che l'autorizzino.

 


Cassazione 2025 – La risarcibilità del danno da usura psico-fisica nel pubblico impiego, come chiarito dalla recente giurisprudenza della Cassazione, presuppone che la prestazione lavorativa nel settimo giorno consecutivo sia stata resa in assenza di legittime previsioni che l'autorizzino.

Nel dettaglio, la Corte di Cassazione ha affermato che l'usura psico-fisica si concreta quando il lavoratore è obbligato a svolgere attività lavorativa oltre i limiti di legge o contratto, in particolare nel caso di mancato rispetto del diritto al riposo settimanale (che deve essere garantito almeno un giorno ogni sette). Tuttavia, non è sufficiente il mero spostamento del giorno di riposo nel tempo, ma serve che tale riposo venga effettivamente soppresso o che la prestazione nel settimo giorno sia resa in assenza di una norma che la legittima.

La Suprema Corte ha precisato che il diritto al risarcimento del danno da usura psico-fisica si basa su un inadempimento contrattuale, dalla cui lesione deriva un danno non patrimoniale e la necessità di una concreta prova o, in alternativa, di presunzioni semplici circa il danno subito.

Nel caso del pubblico impiego, ad esempio, se la prestazione lavorativa nel settimo giorno è prevista da norme di legge, contratto collettivo o regolamenti legali, non si configura il danno da usura psico-fisica risarcibile. Il risarcimento scatta solo se la prestazione è resa illegittimamente, cioè senza una previsione che la giustifichi, e quindi ledendo il diritto fondamentale al riposo del lavoratore.

In sintesi:

• Il danno da usura psico-fisica è collegato alla mancata fruizione del riposo settimanale previsto almeno un giorno ogni sette.

• La risarcibilità si verifica solo se la prestazione nel settimo giorno è illegittima, cioè priva di un fondamento normativo o contrattuale che la legittima.

• Basta che il riposo sia soppresso o che manchi una previsione legittima della prestazione per scatenare il diritto al risarcimento.

• Il lavoratore deve dimostrare il danno subito mediante accuse e prove, anche se la Corte ammette presunzioni semplici circa il danno da usura.

• Nel pubblico impiego è quindi decisivo verificare la presenza o meno di previsioni legittimanti la prestazione nel settimo giorno.



 

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