**Contesto della vicenda**
Una lavoratrice aveva inoltrato una richiesta di rimborso spese di trasferta tramite il portale aziendale, allegando la documentazione giustificativa in suo possesso. La procedura interna prevedeva che, una volta ricevuta la richiesta, questa fosse sottoposta ai controlli automatizzati previsti dall’azienda per verificare la conformità delle spese e la correttezza della documentazione presentata.
In seguito a questa richiesta, l’azienda ha avviato un controllo automatizzato che, pur essendo successivo al momento dell’invio della richiesta, ha portato al riconoscimento o al rifiuto del rimborso. Tuttavia, la lavoratrice è stata licenziata, presumibilmente per aver presentato una richiesta irregolare o fraudolenta.
**Sentenza della Corte di Cassazione**
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in presenza di una procedura automatizzata di controllo delle spese, l’elemento della fraudolenza, elemento essenziale per giustificare un licenziamento disciplinare per motivi di condotta fraudolenta, deve essere escluso quando l’atto della lavoratrice si limita ad aver inoltrato una richiesta secondo le modalità stabilite e in possesso di tutta la documentazione giustificativa.
In particolare, la Corte ha sottolineato che il fatto che la verifica dei rimborsi avvenga successivamente all’invio della richiesta e attraverso un sistema automatizzato non implica automaticamente un comportamento fraudolento o irregolare da parte del dipendente. La semplice presenza di una irregolarità nella applicazione della procedura interna aziendale, senza l’elemento della fraudolenza volontaria, non può costituire motivo di licenziamento per giusta causa.
**Implicazioni pratiche**
La pronuncia evidenzia come il rispetto delle procedure interne e l’assenza di dolo o malafede siano elementi fondamentali per valutare la legittimità di un eventuale licenziamento. In altre parole, l’azienda non può basare un licenziamento su un comportamento che, sebbene non perfettamente conforme alla procedura, non sia stato accompagnato da elementi di dolo o di inganno intenzionale.
In conclusione, la decisione della Cassazione rafforza la tutela del lavoratore contro sanzioni disciplinari sproporzionate o motivate da irregolarità procedurali non intenzionali, e sottolinea che la presenza di sistemi automatizzati di controllo non può essere automaticamente interpretata come indice di condotta fraudolenta da parte del dipendente.
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