Cassazione 2025 –la Suprema Corte affronta il rapporto tra il comportamento del lavoratore sui social media e la possibile sanzione disciplinare, in particolare il licenziamento, offre importanti spunti di riflessione sulla regolamentazione del rapporto tra libertà di espressione e tutela dell’immagine aziendale e della disciplina del lavoro.
**Contesto e principio fondamentale**
La pronuncia della Corte di Cassazione si inserisce nel quadro delle norme che regolano il rapporto di lavoro e il potere disciplinare del datore di lavoro, in particolare in relazione all’utilizzo dei social media da parte dei dipendenti. La Corte ha affermato che il semplice fatto di aver pubblicato un video su Tik Tok, anche se visibile pubblicamente, non costituisce di per sé un comportamento inurbano o tale da giustificare il recesso unilaterale dal rapporto di lavoro, a meno che non si configuri un comportamento grave, lesivo dell’immagine aziendale, o contrario a specifici obblighi di riservatezza o disciplina.
**Caratteristiche del comportamento e il suo impatto**
La sentenza sottolinea che non ogni pubblicazione sui social può essere considerata un comportamento inurbano o grave, e che occorre valutare il contenuto, le modalità di pubblicazione e il contesto in cui si inserisce. Se il video non presenta caratteristiche di comportamento inurbano, cioè non viola norme di condotta, non fomenta comportamenti illeciti o gravi, e non danneggia l’immagine aziendale, il datore di lavoro non può procedere con il licenziamento come sanzione immediata.
**Sanzioni disciplinari e loro natura**
La Corte evidenzia che, in assenza di comportamenti inurbani, il datore di lavoro può adottare sanzioni di natura conservativa, ovvero di carattere più lieve, come richiamare il dipendente o adottare altre misure disciplinari di tipo non punitivo ma correttivo, che non comportano la cessazione del rapporto di lavoro. Solo in presenza di comportamenti gravi e inurbani può essere legittimo il licenziamento, che rappresenta la sanzione più severa e definitiva.
**Implicazioni pratiche**
Questa sentenza rafforza il principio secondo cui l’uso dei social media da parte dei lavoratori deve essere valutato caso per caso, considerando il contenuto del materiale pubblicato e il suo impatto sulla sfera professionale e aziendale. La semplice pubblicazione di contenuti non inurbani, anche se pubblici, non giustifica automaticamente il licenziamento, ma può dar luogo, al massimo, a sanzioni di carattere conservativo.
**Considerazioni finali**../2025 della Cassazione rappresenta un importante principio di tutela del lavoratore, che non può essere licenziato senza una motivazione valida e senza che il comportamento pubblicato sia effettivamente grave e inurbano. La valutazione deve essere sempre circostanziata, considerando il contenuto del video, il contesto e le eventuali conseguenze per l’azienda. Ciò contribuisce a delineare un quadro più equilibrato tra libertà di espressione e disciplina lavorativa, rispettando i diritti fondamentali del lavoratore e le esigenze di tutela aziendale.
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