La sentenza della Corte di Cassazione (n. xxx) del 2025 riguarda la regolamentazione della pubblicità e delle affissioni pubbliche, con particolare attenzione alle strutture di stendardi e gonfaloni che sovrastano il suolo pubblico.
**Sintesi della pronuncia:**
La Corte ha stabilito che gli stendardi, gonfaloni e altre manifestazioni pubblicitarie che vengono installate in modo stabile o semi-permanente e che sovrastano il suolo pubblico costituiscono un utilizzo dello spazio pubblico soggetto a tassazione. Pertanto, chi installa tali strutture è tenuto al pagamento della relativa tassa di occupazione di suolo pubblico.
**Aspetti chiave della decisione:**
- **Sovrapprezzo sulla pubblicità:** La sentenza conferma che le strutture che si sovrappongono al suolo pubblico, come gonfaloni e stendardi, rappresentano un utilizzo commerciale o pubblicitario dello spazio e, come tale, devono contribuire alle spese di gestione e manutenzione.
- **Pagamento della tassa:** La presenza di queste strutture senza il pagamento della tassa costituisce un utilizzo illecito del suolo pubblico, soggetto a eventuali sanzioni e al recupero dell’importo dovuto.
- **Inerzia del Comune:** Un punto importante affrontato dalla Cassazione riguarda l’inerzia colpevole del Comune nel reclamare il pagamento delle tasse dovute. La Corte precisa che l’inerzia del Comune, ossia il ritardo o la mancata azione nel far valere i propri diritti, non può essere interpretata come una rinuncia al credito. In altre parole, la mancata sollecitudine del Comune non estingue il diritto di reclamare il pagamento della tassa, né può essere considerata una forma di tolleranza o rinuncia implicita.
**Implicazioni pratiche:**
- Le amministrazioni comunali devono vigilare sull’installazione di strutture pubblicitarie che sovrastano il suolo pubblico e agire tempestivamente per richiedere il pagamento delle tasse.
- I soggetti che installano tali strutture sono tenuti a regolarizzarsi e pagare le somme dovute, onde evitare sanzioni e procedimenti di recupero crediti.
- La sentenza rafforza il principio secondo cui il mancato agire del Comune non può essere usato come scusa o motivo di impunità, stabilendo l’obbligo di tutela del patrimonio pubblico attraverso un'azione tempestiva.
**Conclusioni:**
La pronuncia della Cassazione ribadisce l’importanza del rispetto delle norme sulla pubblicità e sull’occupazione di suolo pubblico, chiarendo che la mancata richiesta di pagamento da parte del Comune non comporta la perdita del diritto di rivalsa. Ciò sottolinea la necessità di un’efficace azione amministrativa per garantire il corretto utilizzo delle risorse pubbliche e il rispetto delle norme di legge.
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