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01 luglio 2025

La recente pronuncia della Corte di Cassazione (sentenza n. xxxxx del 2025) ha affrontato un tema di grande attualità e rilevanza giuridica: la responsabilità della pubblica amministrazione per i danni causati da cani randagi e l’onere della prova in capo al soggetto danneggiato.

 

La recente pronuncia della Corte di Cassazione (sentenza n. xxxxx del 2025) ha affrontato un tema di grande attualità e rilevanza giuridica: la responsabilità della pubblica amministrazione per i danni causati da cani randagi e l’onere della prova in capo al soggetto danneggiato.

**Principali punti della pronuncia:**

1. **Responsabilità della P.A. per danni da cani randagi:**  
La Cassazione ha ribadito che la responsabilità della pubblica amministrazione in materia di tutela degli animali e di sicurezza pubblica si configura quando si dimostri che l’ente pubblico non ha adottato le misure necessarie per prevenire il danno. Tuttavia, questa responsabilità non è automatica, ma richiede la prova che il danno sia imputabile a una condotta omissiva o commissiva dell’ente.

2. **Onere della prova:**  
La decisione ha sottolineato che, in relazione ai danni da cani randagi, è il soggetto che ha subito il danno (il danneggiato) a dover dimostrare:
   - L’esistenza del danno subito;
   - La provenienza del danno da parte di un cane randagio;
   - La responsabilità dell’amministrazione pubblica, ossia la mancata adozione di misure di controllo, sorveglianza o gestione dei cani randagi.

3. **Elementi di prova:**  
La Corte ha evidenziato che il soggetto danneggiato deve fornire elementi concreti e certi che colleghino il danno alla presenza di un cane randagio gestito o non controllato dall’ente pubblico. La semplice supposizione o genericità non sono sufficienti; sono necessari elementi di prova tangibili, quali testimonianze, relazioni delle autorità competenti, fotografie o altri riscontri oggettivi.

4. **Criterio di responsabilità oggettiva o soggettiva:**  
La pronuncia chiarisce che, in assenza di evidenze di responsabilità diretta dell’amministrazione (ad esempio, omissione delle verifiche o delle misure di controllo), la responsabilità non può essere attribuita automaticamente alla P.A., restando a carico del danneggiato dimostrare il nesso causale tra comportamento omissivo dell’ente e il danno subito.

**Implicazioni pratiche:**

- Per chi subisce un danno da cane randagio, è fondamentale raccogliere prove che attestino l’origine del danno e il mancato intervento dell’ente pubblico.
- Le amministrazioni devono adottare misure preventive e gestionali adeguate per evitare responsabilità, documentando le attività di controllo e di gestione dei cani randagi.
- La sentenza rafforza il principio che la responsabilità pubblica non è automatica, ma deve essere supportata da un adeguato quadro probatorio.

**Conclusione:**

La sentenza della Cassazione n. xxxxx del 2025 rappresenta un importante chiarimento sulla disciplina della responsabilità della pubblica amministrazione in materia di danni da cani randagi. Essa evidenzia l’importanza del ruolo probatorio del danneggiato, rafforzando il principio che la tutela dei cittadini in questo ambito passa attraverso la dimostrazione concreta del nesso tra l’omissione dell’ente pubblico e il danno subito.
 
 

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