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02 luglio 2025

La sentenza della Cassazione n. 3975 del 2025 riguardante il maltrattamento verso familiari si concentra sulla definizione di “convivenza” ai fini dell’applicazione dell’articolo 572 del Codice Penale. La pronuncia chiarisce che, in materia di maltrattamenti, il concetto di “convivenza” non si limita a un mero rapporto di vicinanza fisica o a una presenza temporanea sotto lo stesso tetto, bensì assume un significato più ampio e articolato.

 

La sentenza della Cassazione n. 3975 del 2025 riguardante il maltrattamento verso familiari si concentra sulla definizione di “convivenza” ai fini dell’applicazione dell’articolo 572 del Codice Penale. La pronuncia chiarisce che, in materia di maltrattamenti, il concetto di “convivenza” non si limita a un mero rapporto di vicinanza fisica o a una presenza temporanea sotto lo stesso tetto, bensì assume un significato più ampio e articolato.

**Aspetti chiave della sentenza:**

1. **Nozione di “convivenza”**:  
   La Cassazione sottolinea che la “convivenza” ai sensi dell’articolo 572 Cp implica una **stabile relazione affettiva interpersonale**. Questa relazione si manifesta attraverso una **duratura comunanza di affetti**, che comporta reciproche aspettative di **mutua solidarietà ed assistenza**.  

2. **Caratteristica della stabilità**:  
   La relazione deve essere caratterizzata da **stabilità e continuità**, anche se non necessariamente in modo **continuativo nel tempo**. È sufficiente che ci sia una **presenza stabile dell’altro** all’interno di un contesto che comporta una condivisione di vita, anche se questa non si protrae senza interruzioni per un lungo periodo.

3. **Condivisione dell’abitazione**:  
   La sentenza riconosce che la condivisione dell’abitazione rappresenta un elemento importante, ma non esclusivo, per qualificare una relazione come di “convivenza” ai fini del reato di maltrattamenti. La presenza di una stabile relazione affettiva può sussistere anche in assenza di una convivenza continuativa, purché ci siano gli altri elementi di stabilità e di comunanza di intenti e sentimenti.

4. **Implicazioni pratiche**:  
   La definizione di “convivenza” fornita dalla Cassazione ha un impatto diretto sulla configurazione del reato di maltrattamenti in famiglia, perché delimita il perimetro soggettivo di applicazione della fattispecie penale. In altre parole, non basta che i soggetti condividano lo stesso tetto per configurare automaticamente il reato, ma occorre che ci siano anche elementi di stabilità affettiva e di relazione duratura.

**Conclusione:**  
La sentenza n. 3975 del 2025 ribadisce l’importanza di una lettura più articolata e meno formalistica del concetto di “convivenza” in materia di maltrattamenti familiari, riconoscendo che la stabilità affettiva e la comunanza di intenti sono elementi fondamentali per qualificare un rapporto come relazione familiare meritevole di tutela penale. Questa impostazione ha il pregio di valorizzare la dimensione relazionale e affettiva delle relazioni familiari, rendendo più adeguata l’applicazione della legge alle realtà concrete delle relazioni interpersonali.


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