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14 giugno 2025

Tar 2025-la decisione del Tar riguarda un caso in cui un ricorrente ha impugnato il provvedimento di diniego del rinnovo della licenza di porto d'armi per uso caccia. La motivazione del diniego si basa su una condanna penale intervenuta in passato, più precisamente una sentenza di condanna ex art. 444 c.p.p., con applicazione di pena di mesi due e venti giorni di reclusione e euro 69 di multa, per il reato di furto aggravato di energia elettrica, commesso ai sensi degli artt. 624 e 625 c.p.

 

Tar 2025-la decisione del Tar  riguarda un caso in cui un ricorrente ha impugnato il provvedimento di diniego del rinnovo della licenza di porto d'armi per uso caccia. La motivazione del diniego si basa su una condanna penale intervenuta in passato, più precisamente una sentenza di condanna ex art. 444 c.p.p., con applicazione di pena di mesi due e venti giorni di reclusione e euro 69 di multa, per il reato di furto aggravato di energia elettrica, commesso ai sensi degli artt. 624 e 625 c.p.

Il ricorrente ha contestato questa motivazione sostenendo che la condanna, di per sé, non sia sufficiente a giustificare un giudizio negativo sulla sua condotta, in particolare riguardo alla sua affidabilità e buona condotta. Egli ha anche richiamato l’art. 445 comma 1-bis c.p.p., che stabilisce l’irrilevanza probatoria della sentenza di patteggiamento in procedimenti diversi da quello penale, per evidenziare che la condanna non dovrebbe influire sulla valutazione del suo comportamento passato ai fini del rilascio della licenza.

In dettaglio, si può evidenziare quanto segue:

1. **Contesto normativo e procedurale**:  
   - La sentenza ex art. 444 c.p.p. rappresenta una condanna con applicazione di pena su richiesta (patteggiamento), che può avere effetti diversi rispetto a una condanna definitiva in un processo ordinario.  
   - L’art. 445 comma 1-bis c.p.p. chiarisce che le sentenze di patteggiamento sono prive di efficacia probatoria in procedimenti diversi da quello penale, salvo che siano rese in giudizi di appello o in sede di esecuzione.

2. **Impugnazione e motivazioni del ricorrente**:  
   - Il ricorrente sostiene che la condanna, considerata isolatamente, non sarebbe idonea a fondare un giudizio di inaffidabilità o scarso senso di legalità.  
   - Invoca la rilevanza delle norme che tutelano i soggetti che hanno subito condanne per reati minori o di natura non grave, come nel caso di una condanna di breve durata e per un reato che, pur grave, può avere effetti mitigati sulla valutazione della condotta complessiva del soggetto.

3. **Valutazione del Tar**:  
   - Il Tribunale amministrativo dovrebbe considerare che la condanna per il furto aggravato di energia elettrica, anche se definitiva, potrebbe non essere sufficiente a determinare un giudizio di inidoneità al possesso di armi, soprattutto se contestualmente si valorizza il fatto che si tratta di un episodio isolato e che il soggetto ha scontato la pena.  
   - La legge e la giurisprudenza tendono a tutelare il principio di proporzionalità tra il comportamento passato e la misura restrittiva o impeditiva adottata, considerando anche la durata e la gravità della condanna, nonché eventuali elementi di recupero o comportamento successivo.

4. **Conclusioni**:
   - La decisione del Tar potrebbe quindi sottolineare l’importanza di valutare complessivamente il comportamento del ricorrente, tenendo conto anche dell’efficacia probatoria delle sentenze di patteggiamento, e non solo del risultato processuale.  
   - Il giudice amministrativo potrebbe riconoscere che, in assenza di elementi ulteriori che dimostrino scarso senso di responsabilità o pericolosità sociale, il provvedimento di diniego basato esclusivamente su questa condanna potrebbe essere riformato o annullato, consentendo così il rinnovo della licenza di porto d’armi.

In sintesi, la questione centrale riguarda l’interpretazione della rilevanza probatoria delle condanne penali, specie quelle derivanti da patteggiamenti, e l’equilibrio tra la tutela della sicurezza pubblica e il diritto del soggetto a mantenere i propri diritti, come quello di portare armi per scopi venatori. La normativa e la giurisprudenza tendono a favorire un’analisi caso per caso, valutando la gravità del reato, il percorso di recupero e il comportamento complessivo del soggetto.

 
 

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