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21 aprile 2025

Corte dei Conti 2025-la questione sollevata dai ricorrenti sulla rivalutazione delle pensioni nel periodo 2023-2024 si può articolare come segue:

 

Corte dei Conti 2025-la questione sollevata dai ricorrenti sulla rivalutazione delle pensioni nel periodo 2023-2024 si può articolare come segue:

**1. Contestualizzazione della vicenda:**  
I ricorrenti, dopo aver inviato una diffida formale all’INPS presso la propria Direzione Regionale, hanno presentato un ricorso giurisdizionale chiedendo il riconoscimento del diritto alla piena rivalutazione delle pensioni nel biennio 2023-2024, in linea con l’inflazione (100%). La richiesta comprende anche la condanna dell’ente previdenziale al pagamento delle differenze e degli arretrati, oltre al risarcimento del danno.

**2. Fondamento normativo e contestazione:**  
La pretese dei ricorrenti si fondano sulla presunta illegittimità costituzionale dell’art. 1, comma 309, della legge n. 197/2022 (legge di bilancio 2023). Tale norma prevede, per il periodo 2023-2024, una riduzione della rivalutazione automatica delle pensioni superiori a quattro volte il trattamento minimo INPS, con un meccanismo di rivalutazione crescente in funzione degli scaglioni di pensione.

**3. Valutazione della legittimità costituzionale e della compatibilità normativa:**  
La Corte dei Conti, richiamando le pronunce della Corte Costituzionale e la giurisprudenza della Sezione giurisdizionale della Lazio (sent. n. 238/2024), conferma che nel quadro attuale dell’ordinamento previdenziale non esiste una norma che imponga un principio di rivalutazione automatica e continuativa delle pensioni in modo totale e permanente. La norma impugnata, quindi, non viola i principi costituzionali, né si configura come un’ingiustificata limitazione del diritto dei pensionati.

**4. Rilievo sulla "riliquidazione automatica":**  
Il concetto di “riliquidazione automatica” delle pensioni, inteso come un adeguamento obbligatorio e continuo alle retribuzioni dei lavoratori in servizio, non è presente né nell’ordinamento costituzionale né in quello ordinario. La Corte sottolinea che questa forma di rivalutazione generalizzata e automatica non trova fondamento normativo né giurisprudenziale, e pertanto non può essere considerata un diritto garantito in modo cogente.

**5. Conclusione:**  
In conclusione, la Corte dei Conti del 2025 riconferma che le norme attualmente in vigore, compresa la legge di bilancio 2023, non prevedono un automatismo totale e continuo di rivalutazione delle pensioni. Di conseguenza, le pretese dei ricorrenti di ottenere una rivalutazione del 100% dell’inflazione sono infondate alla luce dell’ordinamento vigente. La decisione si inserisce nel solco di un orientamento giurisprudenziale che limita l’applicazione di meccanismi di adeguamento automatico, ritenendo che tali strumenti non trovino fondamento né costituzionale né legale.


 

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