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30 giugno 2025

Cassazione 2025-Il caso affrontato riguarda una pronuncia della Corte di Cassazione italiana che ha confermato la condanna di un medico di base per aver richiesto denaro ai pazienti in cambio di certificati medici di astensione dal lavoro. La vicenda si inserisce nel contesto delle norme penali italiane sulla corruzione e sull’illecita richiesta di denaro nell’ambito delle funzioni pubbliche o di pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio.

 

Cassazione 2025-Il caso affrontato riguarda una pronuncia della Corte di Cassazione italiana che ha confermato la condanna di un medico di base per aver richiesto denaro ai pazienti in cambio di certificati medici di astensione dal lavoro. La vicenda si inserisce nel contesto delle norme penali italiane sulla corruzione e sull’illecita richiesta di denaro nell’ambito delle funzioni pubbliche o di pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio.

**Contesto e fatti principali:**
- Il medico aveva chiesto ai pazienti 30 euro, in due occasioni, per rilasciare certificati medici.
- Il medico aveva sostenuto che le sue richieste erano fatte in modo scherzoso e amichevole, e che l’importo richiesto era modesto.
- La Corte d’Appello di   lo aveva condannato, ritenendo che la richiesta di denaro costituisse un reato di istigazione alla corruzione.
- Il medico aveva presentato ricorso in Cassazione, contestando la condanna, evidenziando l’assenza di reiterazione, l’entità ridotta della somma e il tono scherzoso delle richieste.

**Decisione della Cassazione:**
- La Corte Suprema ha confermato la condanna, ribadendo che la richiesta di denaro per rilasciare certificati medici configura un reato di istigazione alla corruzione ai sensi dell’articolo 322, comma 3 del codice penale.
- La sentenza ha sottolineato che l’elemento chiave è l’idoneità potenziale dell’offerta a conseguire lo scopo illecito, e che questa deve essere valutata ex ante, cioè prima che si compia il fatto.
- La Corte ha rimarcato che il tono scherzoso o amichevole non esclude l’idoneità della condotta a incentivare il comportamento corruttivo, soprattutto quando l’offerta di denaro è comunque finalizzata a ottenere un beneficio illecito.
- La causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (articolo 131-bis del codice penale) non si applica quando le condotte presentano caratteri di tendenze o inclinazioni al crimine, come nel caso di richieste di denaro che, seppur di modesta entità, sono comunque dirette a ottenere un risultato illecito.

**Implicazioni e principi giuridici:**
- La sentenza conferma che anche richieste di somme modeste e fatte in modo scherzoso possono essere considerate reato di istigazione alla corruzione, se sono oggettivamente dirette a ottenere un beneficio illecito.
- La valutazione dell’idoneità a conseguire lo scopo illecito deve essere fatta ex ante, cioè considerando la condotta nel suo complesso e nel suo contesto.
- La giurisprudenza ribadisce che l’intenzione di ottenere un vantaggio indebito, anche se apparentemente scherzosa o amichevole, integra gli elementi costitutivi del reato di corruzione.

**In conclusione:**
Questo caso rappresenta un importante chiarimento sulla soglia di punibilità delle richieste di denaro nel contesto sanitario e sul principio che nessuna richiesta di pagamento, anche modesta o apparentemente scherzosa, può essere considerata innocua qualora manifesti un intento corruttivo. La sentenza rafforza il principio che la tutela della legalità e dell’etica professionale deve prevalere, e che l’illecito non può essere giustificato da toni amichevoli o dalla modestia dell’importo richiesto.


 

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