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09 marzo 2025

La sentenza n. 5906 del 2025 della Corte di Cassazione solleva importanti riflessioni riguardo alla corretta fruizione dei permessi previsti dalla legge 104/1992, destinati all'assistenza di familiari con disabilità grave. In questo caso specifico, la Corte ha ritenuto legittimo il licenziamento di un lavoratore che, durante l’utilizzo del permesso, ha dedicato solo mezz'ora all'assistenza della zia disabile per poi dedicarsi ad attività personali, come andare in barca a vela, in totale violazione della finalità assistenziale del beneficio.

 

La sentenza n. 5906 del 2025 della Corte di Cassazione solleva importanti riflessioni riguardo alla corretta fruizione dei permessi previsti dalla legge 104/1992, destinati all'assistenza di familiari con disabilità grave. In questo caso specifico, la Corte ha ritenuto legittimo il licenziamento di un lavoratore che, durante l’utilizzo del permesso, ha dedicato solo mezz'ora all'assistenza della zia disabile per poi dedicarsi ad attività personali, come andare in barca a vela, in totale violazione della finalità assistenziale del beneficio.

Il principio alla base della sentenza è chiaro: i permessi previsti dalla legge 104 non sono un semplice diritto del lavoratore, ma devono essere utilizzati esclusivamente per scopi legati all'assistenza e al sostegno di una persona disabile. La finalità di tale beneficio è, infatti, quella di consentire al lavoratore di prendersi cura di un familiare con grave disabilità, un impegno che richiede tempo, attenzione e presenza continuativa. Utilizzare il permesso per scopi che non rientrano in questa finalità, come nel caso di un'attività di svago o tempo libero, come andare in barca a vela, è un abuso che mina la fiducia tra datore di lavoro e dipendente.

La Cassazione ha ritenuto che tale comportamento giustifichi il licenziamento per giusta causa. La decisione si fonda sul principio di lealtà e buona fede che deve governare il rapporto di lavoro, e l'uso improprio del permesso 104 compromette seriamente questo principio. L’abuso di permessi, infatti, non solo danneggia la relazione fiduciaria con il datore di lavoro, ma rischia di ledere anche il sistema di welfare pubblico, che prevede il sostegno per le persone disabili, e i colleghi di lavoro che potrebbero sentirsi penalizzati da un uso improprio di tali diritti.

Inoltre, la sentenza sottolinea l'importanza dei controlli da parte dei datori di lavoro, che sono giustificati quando vi sono fondati sospetti sull'utilizzo fraudolento dei permessi. Il fatto che il lavoratore si fosse dedicato per soli 30 minuti all'assistenza della zia e poi avesse partecipato ad attività di svago conferma la violazione delle finalità della legge, rendendo il licenziamento una misura proporzionata e giustificata.

In sintesi, la Cassazione ribadisce che i permessi per assistenza a disabili sono concessi con l'esplicita finalità di supportare le persone in situazione di grave difficoltà, e che il loro abuso, per motivi personali o non legati all’assistenza, può legittimare sanzioni severe, fino al licenziamento per giusta causa. Tale sentenza rafforza il principio della corretta e onesta fruizione dei diritti riconosciuti ai lavoratori, con l’obiettivo di tutelare l’efficacia e la correttezza del sistema di welfare e del rapporto di lavoro.

 

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