Il commento che segue riguarda la dichiarazione di un imprenditore che preferisce assumere uomini o donne over 40 per ruoli dirigenziali, un’affermazione che risulta essere discriminatoria sotto vari aspetti.
La dichiarazione di privilegiare determinate categorie di persone per posizioni apicali rischia di violare principi fondamentali di uguaglianza e non discriminazione. In particolare, l'affermazione che favorisce uomini o donne sopra i 40 anni, "liberi da impegni familiari", è problematica perché discrimina indirettamente le lavoratrici in base al sesso, all’età e allo status familiare. Ciò potrebbe disincentivare molte donne, soprattutto quelle in età fertile o che hanno impegni familiari, dall’accedere a ruoli di leadership.
Secondo la giurisprudenza in materia di parità di trattamento, tale condotta va contro le normative europee e italiane che tutelano i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, non solo in relazione al sesso, ma anche all’età e alla situazione familiare. In particolare, la Direttiva 2000/78/CE e il D. Lgs. 216/2003, che vietano ogni forma di discriminazione sul luogo di lavoro, sono chiari nel stabilire che dichiarazioni di questo tipo non sono accettabili.
In sostanza, tali dichiarazioni non solo danneggiano l’immagine dell’impresa, ma pongono anche ostacoli pratici per l'integrazione di tutte le persone qualificate nei ruoli di vertice, limitando l'accesso a chi non rientra nei parametri rigidi e discriminatori enunciati.
Se il datore di lavoro intende perseguire una politica di inclusione e meritocrazia, non può fare dichiarazioni che rischiano di escludere persone sulla base di criteri non legittimi e discriminatori.
La parità di trattamento è un principio fondamentale, sancito da normative europee e nazionali, e ogni condotta che ne viola i principi è inaccettabile. Le aziende dovrebbero promuovere la diversità e l'inclusione, riconoscendo che il talento e le competenze non hanno età né genere. È fondamentale che i datori di lavoro comprendano l'importanza di creare un ambiente equo, dove ogni individuo, indipendentemente dal sesso, dall'età o dalle responsabilità familiari, possa avere accesso alle stesse opportunità di carriera. Solo così si potrà costruire un futuro lavorativo più giusto e inclusivo per tutti.
Trib. Busto Arsizio 4 giugno 2024, R.G.n. 564/2022
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