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22 luglio 2025

La sentenza della Corte di Cassazione n. 25746 del 2025, riguarda l’assoluzione di un detenuto per il possesso di un telefonino senza SIM, evidenzia alcune questioni cruciali sul piano giuridico, pratico e di sicurezza penitenziaria.

 

 

 La sentenza della Corte di Cassazione n. 25746 del 2025, riguarda l’assoluzione di un detenuto per il possesso di un telefonino senza SIM, evidenzia alcune questioni cruciali sul piano giuridico, pratico e di sicurezza penitenziaria.

1. **Contesto e decisione della Cassazione**  
La Corte di Cassazione ha confermato l’assoluzione del detenuto, sostenendo che il semplice possesso di un telefono cellulare privo di SIM non costituisce di per sé reato. La motivazione si basa su un’interpretazione restrittiva dell’art. 391-ter del codice penale, che riguarda il possesso di strumenti idonei a comunicare illegalmente.

2. **Importanza dell’elemento della SIM**  
La presenza della scheda SIM rappresenta il principale elemento abilitante alla comunicazione e, di conseguenza, alla commissione di reati attraverso il telefono. La sentenza sottolinea che, senza SIM, il cellulare non può essere considerato tecnicamente idoneo a comunicare, e quindi non può essere automaticamente qualificato come strumento di reato.

3. **Perizia e caratteristiche tecniche del telefono**  
La perizia tecnica ha evidenziato che il telefono era privo di SIM, non connesso a reti Wi-Fi, senza applicazioni di messaggistica installate e, soprattutto, non utilizzabile “in concreto” per comunicazioni. Questi elementi sono fondamentali per dimostrare l’assenza di potenzialità comunicativa del dispositivo.

4. **Implicazioni per la sicurezza interna e il contrasto al traffico di telefonini**  
La sentenza rischia di indebolire le politiche di sicurezza in ambito carcerario, in quanto potrebbe incentivare il possesso di telefoni senza SIM come “scudo” legale. La possibilità che detenuti possano trovare scappatoie giuridiche per il possesso di dispositivi, anche se privi di capacità comunicativa, rende più complesso il controllo e la prevenzione del traffico illecito di telefonini in carcere.

5. **Critiche e riflessioni**  
Molti esperti e operatori penitenziari potrebbero considerare questa sentenza come un segnale di allarme, poiché potrebbe vanificare gli sforzi delle forze dell’ordine nel contrastare il traffico di telefonini illegali, che spesso avviene attraverso dispositivi modificati o senza SIM. La sentenza sottolinea l’importanza di un’interpretazione giuridica che tenga conto della reale capacità comunicativa dei dispositivi, ma potrebbe anche spingere verso l’adozione di strumenti più efficaci per il controllo e il sequestro di apparecchi non autorizzati.

6. **Conclusioni**  
In sintesi, questa decisione evidenzia un dilemma tra la tutela dei diritti del detenuto e la necessità di mantenere la sicurezza interna. La Cassazione, con questa sentenza, privilegia una lettura più restrittiva del reato, che potrebbe avere ripercussioni sulla strategia di contrasto al traffico di telefonini in carcere. È auspicabile un intervento normativo che chiarisca e rafforzi le misure di prevenzione, tenendo conto delle evoluzioni tecnologiche e delle modalità di comunicazione illegale.





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