Cassazione 2025-Il tema del lavoro straordinario nel pubblico impiego contrattualizzato è di fondamentale importanza, soprattutto in relazione all'autorizzazione da parte della pubblica amministrazione (PA). La normativa vigente, come delineato dall'articolo 2126 del codice civile, stabilisce che il lavoro straordinario deve essere svolto in coerenza con la volontà del datore di lavoro affinché il dipendente possa aver diritto alla relativa remunerazione. Questo aspetto è ulteriormente supportato dall'articolo 36 della Costituzione, che garantisce il diritto al giusto compenso per il lavoro svolto.
Nel contesto del pubblico impiego, il consenso, anche se implicito, dell'amministrazione è cruciale. Ciò significa che, se un dipendente esegue prestazioni straordinarie in modo coerente con le esigenze e la volontà dell'amministrazione, egli ha diritto a essere remunerato per tale lavoro, indipendentemente da una formale autorizzazione preventiva. Questa interpretazione si fonda sulla necessità di tutelare i diritti dei lavoratori, evitando che un eccesso di burocrazia possa ledere il principio di equità retributiva.
È importante notare che, secondo la normativa specifica, in particolare l'articolo 3, comma 83, della legge n. 244 del 2007, le pubbliche amministrazioni sono tenute a implementare sistemi di rilevazione automatica delle presenze prima di poter erogare compensi per lavoro straordinario. Tuttavia, la giurisprudenza, come evidenziato dalla sentenza della Cassazione del 21 febbraio 2025, n. 4574, ha chiarito che il compenso per il lavoro straordinario è dovuto anche in assenza di tale autorizzazione formale, qualora vi sia consenso implicito dell'amministrazione.
Questa posizione giuridica sottolinea che la responsabilità per eventuali irregolarità o mancanze nell'autorizzazione non deve ricadere sul lavoratore, ma piuttosto sugli enti preposti che non hanno vigilato adeguatamente sull'osservanza delle normative interne. In altre parole, non si può negare il diritto al compenso per lavoro straordinario solo perché non è stata seguita una procedura autorizzativa, se il lavoro è stato svolto in conformità con le aspettative e le necessità del datore di lavoro.
In conclusione, il quadro normativo e giurisprudenziale relativo al lavoro straordinario nel pubblico impiego evidenzia la necessità di un equilibrio tra le procedure burocratiche e la tutela dei diritti dei lavoratori. È essenziale che le pubbliche amministrazioni riconoscano e rispettino i diritti dei dipendenti, garantendo una remunerazione equa per il lavoro straordinario svolto, affinché non si creino disparità o ingiustizie nel trattamento dei lavoratori del settore pubblico.
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